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Marco Filippini

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Cure palliative necessarie a 250mila italiani

23 set 2013

Cure palliative necessarie a 250mila italiani

Ricerca Agenas, sono 250mila gli italiani che hanno bisogno di cure palliative

Di questi 160mila sono malati oncologici e 90mila sono affetti da patologie degenerative. Per questi pazienti le cure palliative potrebbero ridurre lo stato di sofferenza e, a volte, aiutare psicologicamente le loro famiglie. In Italia però mancano gli specialisti in questo settore. Per questo motivo nasce il Gruppo di lavoro per la promozione delle cure palliative, organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, per trasmettere una nuova cultura della terapia del dolore.

In Italia non esistono figure professionali specializzate in questo settore della medicina e non esiste una specializzazione post laurea in palliazione. I dati parlano chiaro. Da una ricerca Age.na.s. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) risulta che solo il 18,5% delle strutture dedicate alle terapie palliative risponde a tutti i criteri stabiliti dalla legge, mentre il 42% possiede solo i criteri minimi.

Una carenza da imputare forse agli scarsi fondi destinati, o forse ad una esigua richiesta perché molti non sanno di aver diritto a questo genere di cure. Attualmente sono circa 250mila le persone in Italia che necessitano di cure palliative: di queste 160mila sono malati oncologici, 90mila sono affetti da patologie degenerative. Ma la longevità crescente della popolazione fa ipotizzare che il ricorso a questo genere di terapia sia destinato ad aumentare in modo vertiginoso.

“Le evidenze emerse – riporta Agenas – rispondono all’obiettivo di porre le basi per l’attivazione di un Osservatorio sulle Buone pratiche nelle cure palliative, uno strumento che consentirà ai cittadini e ai professionisti di conoscere le strutture presenti sul territorio, favorendo in queste ultime un processo di confronto e quindi di miglioramento continuo delle cure erogate”.

Complessivamente – conclude Agenas l’indagine “testimonia come il percorso di implementazione della legge 38/2010 e di sviluppo qualitativo delle UCP domiciliari risulti ancora incompiuto, restituendo la fotografia di un’Italia fortemente diversificata, dove coesistono strutture caratterizzate da standard assistenziali elevati e realtà meno virtuose, che potranno certamente beneficiare del confronto e del monitoraggio continuo”.