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Marco Filippini

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Attenzione alle App per il dolore cronico: scarso il coinvolgimento dei clinici

18 mar 2014

Attenzione alle App per il dolore cronico: scarso il coinvolgimento dei clinici

Su 220 App per il monitoraggio e la gestione del dolore cronico recensite negli USA, il 65% non ha coinvolto nessuno specialista algologo per la realizzazione dei contenuti.

Negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom per quello che riguarda la realizzazione di applicazioni – le cosiddette App – dedicate al mondo della salute. Ed è quindi scontato che, in una realtà dove l’attenzione al dolore, inteso come malattia, sta diventando sempre maggiore, anche il mondo della tecnologia si rivolga a questo ambito con un numero di offerte sempre maggiore. Negli Stati Uniti sono state rese disponibili per i pazienti un elevato numero di App per l’auto monitoraggio e l’auto trattamento dei sintomi legati al dolore.

Ma qual è la validità e la sicurezza di questi strumenti? A questo proposito, due autori americani, Wallace LS e Dhingra LK, hanno pensato di condurre uno studio per far luce su questo argomento. I due ricercatori hanno valutato tutte le App scaricabili sia per Android, che per BlackBerry e iPhone, utilizzando nella ricerca la parola “PAIN” (dolore). Successivamente hanno analizzato alcuni aspetti, soffermandosi in particolare sulla data di rilascio, sul costo, sul coinvolgimento nella realizzazione dei contenuti di un clinico esperto, sullo scopo primario della App e sulla possibilità, attraverso l’uso di questo strumento, di fare una sorta di auto monitoraggio e auto trattamento.

I risultati emersi dalle 220 app per il dolore cronico scaricate hanno evidenziato alcuni aspetti che necessitano di un’attenta valutazione; il primo allarmante dato è che nel 65% dei casi non è stato coinvolto, per la realizzazione dei contenuti, alcuno specialista algologo. Questo dato risulta ancor più stridente se si pensa che il 62,3% delle App ha come obiettivo primario quello dell’autogestione (valutazione e cura) del dolore. Solo il 24,1% ha uno scopo informativo. Per quanto riguarda le diverse tipologie del dolore, oltre il 50% delle App non le distingue; il 25,9% è rivolta, invece, a problematiche legate a mal di schiena e/o al mal di collo (quello che comunemente chiamiamo dolore alla cervicale).

In conclusione, affinché queste applicazioni possano rappresentare uno strumento davvero utile per il monitoraggio del dolore, richiedono decisamente di essere migliorate. Mentre sul fronte della gestione vera e propria della patologia, il consulto medico resta fondamentale.

Fonte: NCBI