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Marco Filippini

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Il dolore muscolo scheletrico aumenta il rischio di cardiopatia

14 mar 2014

Il dolore muscolo scheletrico aumenta il rischio di cardiopatia

I pazienti anziani affetti da dolore muscolo scheletrico cronico hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare cardiopatia. A individuare questa relazione un team di ricercatori dell’Università di Teesside, nel Regno Unito.

Secondo i ricercatori inglesi quasi la metà degli anziani con questo tipo di dolore (chronic musculoskeletal pain, CMP) va poi incontro a patologie cardiovascolari.
L’analisi è stata condotta in collaborazione con strutture accademiche dell’Irlanda del Nord e degli Stati Uniti, potendo così contare su un campione di oltre 5.300 soggetti, tutti adulti di oltre 45 anni.

Nel gruppo degli over 65, il 32% ha riportato un dolore muscolo scheletrico e di questi quasi la metà, il 47%, aveva anche disturbi a livello cardiovascolare. Mentre tra gli over 65 senza dolore, era solo il 28% a riferire cardiopatie.
Anche nel segmento dei pazienti tra i 45 e i 64 anni, il 23% di quelli con CMP risultava affetto da iniziali forme di disturbo cardiovascolare; percentuale che scendeva al 14% per i soggetti senza dolore.

Una spiegazione del legame tra le due patologie risiede nel fatto che il dolore muscolo scheletrico ostacola il movimento, portando a uno stile di vita più sedentario, condizione che favorisce l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Inoltre, questo tipo di dolore è associato a un’accresciuta attività infiammatoria all’interno dell’organismo, che può contribuire a un processo di aterosclerosi. Il CMP si associa anche a obesità e a stress, entrambi importanti fattori di rischio per lo sviluppo di patologie a carico del cuore e delle arterie.

Considerando che circa il 10% della popolazione mondiale è alle prese con dolori muscolo scheletrici, i risultati di questo studio potrebbero avere implicazioni di vasta portata. Il team di ricerca dell’Università di Teesside, pertanto, ritiene che il trattamento di questo tipo di dolore debba diventare una priorità della sanità pubblica, anche nell’ottica di implementare un’efficace strategia di prevenzione delle patologie cardiovascolari.

Fonte: Medicalnewstoday.com