Dolore : in ospedale ci vuole più efficacia
Quattro pazienti su dieci ricoverati in reparti di Medicina interna, negli ospedali italiani, lamentano dolore,
ancora troppo spesso non adeguatamente valutato e curato. Questo dato in parte forse sorprendente è
emerso da uno studio recentemente concluso, che ha visto impegnati 26 reparti e ha coinvolto 5200 malati.
La prima fotografia scattata dal lavoro scientifico ha messo in luce la realtà quotidiana dei pazienti ricoverati
in 26 reparti di Medicina interna. «Tra i 2600 malati coinvolti, il 37,5 per cento
aveva problematiche di dolore». Quasi tutti, ricevevano un trattamento antidolorifico, molto spesso non in linea con l’ intensità lamentata dal paziente. «La
popolazione aveva un’età media superiore a 80 anni ed era affetta mediamente da 3-4 malattie croniche».
Il dolore era causato da malattie delle articolazioni e delle ossa in una grande
percentuale di casi, seguito a distanza, come frequenza, dal dolore addominale. Solo un paziente su quattro
aveva dolore legato a un tumore, mentre la valutazione sistematica dell’intensità del dolore mediante
apposite scale di misurazione veniva effettuata solo nel 45 per cento dei casi.
Nelle 26 unità operative coinvolte è stata quindi attivata una formazione specifica sul controllo del dolore: «A
quel punto, su un campione di altri 2600 pazienti, si è registrato un importante miglioramento. La valutazione
sistematica del loro stato è salita dal 45 al 77 per cento.
«Da questo lavoro emerge in sintesi un forte bisogno di affrontare un bisogno del paziente e, in questo senso,
un’adeguata formazione si è rivelata la giusta strategia. Il tema è molto importante soprattutto nei reparti di
Medicina interna, che sono capillari sul territorio, sono presenti negli ospedali grandi e piccoli, curano un gran
numero di pazienti, in prevalenza anziani, con patologie multiple e complesse, spesso in condizioni gravi e
terminali. Siamo orgogliosi – è la considerazione finale di Civardi, primario dell’ Ospedale di Fiorenzuola - di aver partecipato come protagonisti a
questo lavoro, portando una sensibilità emiliano romagnola sul dolore già più radicata rispetto a molte altre
realtà nazionali».
02/02/2013 La Liberta Pag. 15