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Il dolore fisico è dolore dell'anima: l'evoluzione del concetto di dolore ai giorni nostri.
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Marco Filippini

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Gestione del dolore da parte dei medici di famiglia: c’è ancora tanto da migliorare

16 dic 2014

Gestione del dolore da parte dei medici di famiglia: c’è ancora tanto da migliorare

Fino all’85% di loro conosce la Legge 38/2010, che tutela gli italiani con dolore, e la Nota n. 66 di AIFA, che evidenzia le controindicazioni dell’impiego di antinfiammatori non steroidei (FANS) e Coxib nei pazienti con patologie cardiovascolari. Sono al corrente delle recenti restrizioni sui medicinali che associano paracetamolo e codeina, il cui impiego è stato limitato a 72 ore. Cresce anche la loro dimestichezza con i farmaci oppioidi: il 94%, infatti, sa citarne le principali marche (contro il 70% rilevato nel 2013). Sono i medici di famiglia italiani alle prese con la gestione della malattia dolore: promossi in teoria ma bocciati all’esame pratico, poiché in oltre il 50% dei casi, spesso a causa di resistenze culturali, dichiarano di non essere intenzionati a modificare le proprie abitudini prescrittive. A tracciare questo complesso scenario è una recente indagine condotta da Doxa Marketing Advice per conto del Centro Studi Mundipharma su 200 medici di medicina generale (MMG) di tutta Italia.
Secondo la survey, un terzo dei pazienti visitati ha dolore, lieve nel 34% dei casi, moderato 44%, severo 22%. Per quasi 7 assistiti su 10 si tratta di una forma cronica: in questo caso, i farmaci che i MMG considerano di riferimento sono gli oppioidi (29%), seguiti dai FANS (28%) e dalle associazioni di paracetamolo e codeina (16%).
Alla prova dei fatti, però, il 52% delle loro prescrizioni di FANS continua ad avvenire nei pazienti con dolore cronico, nonostante i seri effetti collaterali che questi medicinali possono avere, se impiegati per lunghi periodi.
Non solo: le associazioni paracetamolo/codeina vengono prescritte per oltre 3 giorni dal 90% degli intervistati, in media quasi per 10 giorni. Anche chi conosce l’aggiornamento delle relative schede tecniche – che ne ha limitato l’impiego a 72 ore – solo nel 14% dei casi li utilizza secondo la norma. Inoltre nei casi in cui, dopo i 3 giorni di assunzione, il paziente continui a riferire dolore, il 71% dei medici dichiara di cambiare terapia, ma solo il 6% passa a un oppioide, benché sia cresciuta la conoscenza di questa valida opzione terapeutica.
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Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/salute/11730920/Dolore–Per-i-medici-di.html
Indagine Doxa 2014